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Riforma Ordine

10 Febbraio 2011

Mercoledì 9 febbraio la Commissione Cultura della Camera ha approvato la riforma dell'Ordine dei giornalisti, recependo in larga parte la proposta formulata dall'Ordine stesso. Sono tre i punti cardine della riforma. Le modifiche principali riguardano l'accesso alla professione, lo snellimento del Consiglio Nazionale con una drastica riduzione del numero dei consiglieri e la nascita di nuovi organi chiamati a giudicare sulle violazioni al codice deontologico e non solo.

Sulla riforma, che è stata approvata all'unanimità, dovranno ora esprimere un parere le altre commissioni e il governo. Il testo tornerà quindi in commissione Cultura, per ottenere il via libera in sede legislativa quindi senza passare dall'Aula di Montecitorio. Tutto dovrebbe avvenire presumibilmente nel giro di pochi giorni. Il testo passerà poi al Senato, dove dovrebbe seguire lo stesso percorso di Montecitorio e se non avverranno modifiche nel giro di pochi mesi dovrebbe entrare in vigore.
La riforma, che recepisce le indicazioni dell'Ordine dei giornalisti, fa salvi i principi generali stabiliti dalla legge numero 69 del 1963, e cioè il diritto all'informazione e i doveri del giornalista, tra cui il rispetto della verità sostanziale dei fatti.
Punto dolente invece, rispetto alle richieste dell'Ordine è quello relativo all'accesso alla professione, perché non è prevista l'obbligatorietà della laurea, come invece chiedeva il testo proposto dall'Ordine. Il progetto di legge delinea però un percorso specifico per i laureati e diplomati con laurea triennale diverso dai non laureati.
Il secondo aspetto della riforma riguarda lo snellimento del Consiglio Nazionale, per il quale è previsto un tetto fisso di 90 membri e un rapporto di due a uno tra professionisti e pubblicisti, per rafforzare la dimensione professionale della categoria così come chiedevano diversi deputati della maggioranza che da tempo vogliono un Ordine dei giornalisti misurato esclusivamente sui professionisti. Bloccare comunque in un numero fisso i consiglieri nazionali impedirà la crescita a dismisura dei consiglieri nazionali come è avvenuto in questi anni.
La riforma istituisce, inoltre, una Commissione Deontologica nazionale competente per le decisioni sui reclami contro le deliberazioni dei consigli regionali in materia disciplinare. In caso di sanzione superiore alla censura, la deliberazione della Commissione deontologica è sottoposta a ratifica del Consiglio Nazionale dell'Ordine.
Si prevede, infine, la creazione di un "Giurì per la correttezza dell'informazione", istituito presso ogni distretto di Corte di appello e composto da cinque membri, tra rappresentanti dell'Ordine dei giornalisti e magistrati. Il giurì tutela le posizioni giuridiche di soggetti terzi rispetto all'ordinamento professionale ed è chiamato a svolgere un tentativo di conciliazione, per evitare il ricorso al giudizio ordinario civile o penale.